giovedì 9 maggio 2013

L’Euro deve perire, proprio come ha fatto il Gold Standard – Douglas Coe, Ann Pettifor.



Perché Micheal Burke sbaglia dicendo che la Grecia deve rimanere nell’Eurozona.

L'omissione fondamentale sottostante agli argomenti di Michael (contrastando la nostra tesi che la Grecia dovrebbe ripristinare la dracma) riguarda il settore finanziario. E ancora di più, l'architettura finanziaria globale.

La grave crisi economica che ha colpito gran parte del mondo trova la sua radice a causa della  liberalizzazione/de-regolamentazione finanziaria e nelle sue conseguenze: prezioso e facile denaro creato dal settore finanziario privato. L'unica vera soluzione alla crisi deve comportare un'inversione su larga scala della liberalizzazione.

L'euro potrebbe essere solo un aspetto di una architettura liberalizzata, ma è una componente importante e perniciosa, con la sua politica monetaria a “taglia unica” ed il divieto di monetizzazione del debito pubblico (tranne per salvare le banche .... .). E' l'antitesi di una moneta democratica, che dovrebbe essere distribuita per sostenere l'attività economica di una nazione; e avvantaggia i forti a spese dei deboli. Come tale non può giocare alcun ruolo nella riforma monetaria, e deve quindi essere smantellata.

La storia di Michael respinge giustamente l'idea che la crisi sia causata dai lavoratori greci, ma, tralasciando il ruolo della finanza, è invece costretto a biasimare le imprese greche, che a noi sembra siano il soggetto della sua critica. Tutti i paesi hanno i loro difetti particolari, ma questi non sono la causa del malessere economico. La Grecia ha la crisi più grave perché è il paese più povero dell’Eurozona; e come i mutuatari “sub-prime” degli USA, è stata attirata, dall’appartenenza all’Eurozona, nella rete del debito generato dalle grandi banche private dell’Europa - senza alcuna reale aspettativa che quei debiti potessero essere rimborsati. E con la BCE che chiudeva un occhio.

La stessa regola ci dice quale sarà il prossimo paese.

L'apparenza, da tempo, era che le economie più piccole stessero beneficiando dell’appartenenza all’Eurozona. I politici, i commentatori e gli economisti, hanno celebrato la rapida crescita economica del periodo sul cambio del secolo. Ma gran parte di questa prosperità era illusoria, innescata dal comportamento speculativo degli interessi finanziari e delle politiche nazionali che assecondavano le multinazionali e la domanda estera.

Quando le espansioni si sono rivelate insostenibili, le economie europee più ricche hanno tenuto grazie alla    loro capacità produttiva di larga scala. Questo non significa sminuire gli sforzi economici dei popoli della periferia che senza dubbio lavorano duro come quelli delle economie più ricche. Ma la vera, diffusa e sostenibile prosperità può venire solo dall’idea di Keynes della 'autosufficienza-nazionale'. Vale a dire che la domanda interna e la produzione nazionale si muovano di pari passo, con capitali stranieri controllati, tassi di interesse fissati ad un livello basso e commercio estero al secondo posto nelle priorità nazionali.

Ora, naturalmente, le autorità dell'UE potrebbero alleviare la gravità della crisi con politiche fiscali. Anche se, pure qui, il pezzo di Michael è sbagliata. Per lo meno, la spesa per lavori pubblici dovrebbe essere finanziata con la creazione di nuovo denaro (se possono farlo per le banche ......). Non dobbiamo perdere l'idea relativa alla creazione della moneta e, quindi, cadere in preda alla fallacia economica  neoliberista secondo la quale sono necessari risparmi prima dell'investimento. Inoltre, i trasferimenti non aiutano la domanda aggregata (e non sono sicuramente plausibili se la Grecia lascia l'euro).

In questo dibattito sulla Grecia, dobbiamo essere estremamente vigili e non perdere il filo della riforma monetaria. Non saremmo i primi a suggerire che le politiche fiscali keynesiane servono il capitalismo e gli interessi acquisiti dai ricchi. Ma pensiamo che sia più sottile: le politiche fiscali sono spesso sostenute da coloro che si oppongono alla riforma monetaria. Il capitale finanziario non ha paura maggiore che quella di una riforma monetaria, perché, a differenza del comunismo, funziona; e non è ostile alla popolazione in generale. Anzi, sicuramente il contrario.

Hitler è l'esempio più grande ed estremo. Finanziato da banchieri e dall'industria pesante, ha realizzato grandi opere pubbliche di scala e spese militari, ma la Germania (con Italia e Giappone) ha lasciato in disparte una riforma monetaria più ampia - questo è stato notevole. Nel 1935, la Francia, dopo l'elezione di Leon Blum, si è unita agli Stati Uniti e all'Impero Britannico nel lasciare le 'catene' del gold standard e ha istituito una valuta gestita internamente. Nel settembre 1935, in base all'accordo tripartito, le tre principali economie hanno deciso di sostenere le valute degli altri. La Germania non è mai uscita dal gold standard, anche se non c'era nulla da cui uscire veramente.

Così l'Euro deve perire, proprio come il Gold Standard doveva perire. Non c'è dubbio che, per la Grecia, sia estremamente difficile lasciarlo, ma rimanendo sarà peggio sia nel breve che nel lungo periodo.
Abbiamo anche il sospetto che quando i paesi si liberano e lasciano che domanda interna si liberi, cose notevoli possono accadere - come in Argentina e Russia dopo i loro default del 2001 e del 1998.

Questo è il motivo per cui sono così preoccupati.



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