martedì 23 aprile 2013

Mosler/Pilkington: un piano credibile per l’uscita dall’Eurozona.




Di Warren Mosler [http://moslereconomics.com/about/ n.d.t], un investment [http://www.breitlingoilan dgas.com/ n.d.t.] manager e ideatore dei mortgage swap e dell'attuale contratto di swap Eurofutures; e Philip Pilkington, giornalista e scrittore residente a Dublino, Irlanda.

La zona euro ha sicuramente visto giorni migliori. Il pasticcio - per parafrasare un dubbio politico irlandese [http://www.independent.ie/opinion/analysis/even-as-berties-boom-got-boomier-the-omens-were-getting-gloomier-26646753.html n.d.t.] - è solo e sempre più disordinato.


Tutto questo è evitabile, naturalmente, e se le autorità europee decidessero di intervenire e si avesse il back stop [http://www.investopedia.com/terms/b/backstop.asp n.d.t.] della BCE la crisi del debito sovrano di tutta la periferia sarebbe giunta al termine. Ma le autorità europee, per una serie di motivi, non sembrano volerlo fare. E anche se lo facessero ci sarebbe la questione dell'austerità: dovrebbero  continuare a forzare ridicoli programmi di austerità “giù per la gola” dei governi periferici?! E se fosse così, allora per quanto tempo?! I documenti trapelati dall'interno della Troika mostrano i programmi di austerità come un misero fallimento, eppure i funzionari europei continuano a considerarli l'unico gioco possibile. Quindi, possiamo concludere solo nel modo che, dato che i funzionari europei sanno come i programmi di austerità non funzionino, li perseguono per ragioni politiche piuttosto che per ragioni economiche.

Quindi, noi sosteniamo che i governi periferici dovrebbero avere una strategia di uscita credibile a portata di mano ed è su questo che “svoltiamo” ora.

Una tale strategia non sarebbe molto difficile da implementare e consterebbe di due principi fondamentali:

1. Annunciando che il paese sta lasciando la zona euro, il Governo di quel paese annuncerebbe di provvedere ai pagamenti - per i dipendenti pubblici, ecc. ecc.  - esclusivamente nella nuova valuta. Così il Governo smetterebbe di usare l'euro come mezzo di pagamento.
2. Il Governo dovrebbe anche annunciare di accettare i pagamenti [http://it.bing.com/search?q=ac cept+payments&adlt=strict n.d.t.] delle imposte solo in questa nuova moneta. Questo farebbe sì che la moneta sia “pregiata” e, almeno per un po', l’offerta molto più scarsa.

Ecco è più o meno così. Il governo spende per il suo approvvigionamento ed immette quindi la nuova moneta nell'economia, mentre la loro nuova politica fiscale assicura che sia ricercata dagli agenti economici e, quindi, di valore. La spesa pubblica è quindi il perno attraverso il quale il Governo immette la nuova moneta nell'economia e la tassazione è lo scarico che garantisce che i cittadini cerchino la nuova valuta.
L'idea è quella di prendere un approccio di hand off [approccio dell'investitore nella gestione della partecipazione, caratterizzato dall'assenza di alcun coinvolgimento nella gestione dell'impresa n.d.t.]. Se il governo di un dato paese annuncia l'uscita dalla zona euro e quindi congela i conti bancari e forza la conversione ci sarebbe il caos. I cittadini del paese correrebbero alle banche per, disperatamente, cercare di mantenere la maggior quantità possibili di banconote in Euro contanti per giocare in anticipo sul fatto che sarebbero più preziosi della nuova moneta.

In base al piano sopra riportato, tuttavia, i conti bancari dei cittadini sarebbero lasciati a se stessi. Spetterebbe a loro convertire gli euro nella nuova valuta ad un tasso di cambio fluttuante stabilito dal mercato. Essi, naturalmente, devono cercare la moneta ogni volta che devono pagare le tasse e così venderebbero beni e servizi denominati nella nuova valuta. Questo 'monetizza' l'economia verso la  nuova moneta, mentre allo stesso tempo contribuisce a stabilire il valore di mercato di detta valuta.
Che la nuova valuta debba avere un tasso di cambio fluttuante è assolutamente fondamentale. Alcuni commentatori hanno suggerito, in caso di uscita di un paese, una questione di ancoraggio della nuova moneta all'euro per garantire che questa conservi il suo valore. In questo scenario la nuova moneta manterrebbe quindi il suo valore nei confronti dell'euro. Così i prezzi delle importazioni non salirebbero a meno che il Governo prenda una decisione consapevole di svalutare la moneta.

Questo potrebbe sembrare buono sulla carta, ma noi sosteniamo che non sarebbe niente di meno che  uno scenario 'dalla padella alla brace' mai applicato nella realtà. Per ancorare la nuova moneta all'euro, la Banca Centrale dovrebbe detenere adeguate quantità di euro in riserva. Ancorare la nuova moneta all’euro sarebbe essenzialmente come fare la promessa che si scambierebbero euro per la nuova moneta su richiesta. E così dovrebbero detenere o, in qualche modo, mantenere, adeguate riserve di euro per farlo. In questo caso si suppone che questo significherebbe un accumulo di debito denominato in euro dal Fondo Monetario Internazionale o qualche cosa di simile.

Tale approccio può causare seri problemi. I default in Argentina e Russia - nel 2001 e nel 1998, rispettivamente - e i disastrosi stati a cui le economie maggiori le portavano, erano dovuti al sistema di cambi fissi che questi paesi hanno scelto di perseguire. Quello che succede in un tale sistema è che i Governi ben presto trovano che le fluttuazioni delle condizioni di credito delle loro economie nazionali si traducono in fluttuazioni della domanda per le loro valute e, dal momento che non sono titolari di sufficienti riserve di valuta alla quale sono ancorate, i loro tassi di interesse vanno alle stelle ed il Governo perde la sua capacità di spendere come meglio ritiene opportuno. Il risultato finale è che cercano di prendere in prestito la valuta estera di cui hanno bisogno dal FMI. Questo in genere fornisce solo in un sollievo temporaneo e costringe il paese in questione ad intraprendere misure di austerità che portano il tasso di disoccupazione alle stelle, aumentano il deficit attraverso l'aumento dei sussidi di disoccupazione e indeboliscono le entrate fiscali, mentre l'economia rallenta. Così le dinamiche della deflazione da debito si rafforzano, il paese esaurisce le riserve di valuta estera e quindi fa default sulla promessa di convertire, questo è quindi in genere seguito da un deprezzamento della moneta di circa il 70%. E così siamo di nuovo al punto di partenza, ma con una economia in forma di gran lunga peggiore e, potenzialmente, il sangue nelle strade.

Come possiamo vedere, intraprendendo un ancoraggio ad una valuta straniera si sarebbero messi i paesi periferici esattamente nella stessa posizione in cui sono attualmente; rimarrebbero dipendenti dal dover possedere delle riserve di una moneta che non emettono. Molto meglio che il paese esca, permettendo semplicemente alla propria moneta di fluttuare nei confronti dell'euro e lasciare che sia il mercato a stabilire il tasso di cambio. In questo modo il paese avrà un pieno controllo sovrano sulla propria moneta e senza la minaccia di default.

I prestiti che il governo aveva preso in euro dovrebbero o essere ignorati o, se assolutamente necessario, rinegoziati nella nuova valuta. Questo sarebbe considerato un default, ma dal momento che  l’uscita completa è fondamentalmente un default, non vediamo alcuna ragione per cui questo dovrebbe essere considerato problematico. Allo stesso tempo, i contratti esistenti per i beni e servizi stipulati dal Governo in questione sarebbero anche ridenominati nella nuova valuta.

Siamo consapevoli che una tale mossa porterebbe al fallimento di molti all'interno del paese. Chiunque con un debito estero privato in euro dovrebbe tentare di riparare il debito o cadere in bancarotta. Ma mentre questo è un peccato, non interferisce con i livelli complessivi di occupazione, produzione e consumo interno reale. In queste circostanze al debitore sarebbe comunque consentito di mantenere il suo saldo esistente in euro e non gli sarebbe impedito di cercare di accumulare la moneta, in modo che a lui o lei sarebbero date le giuste opportunità di “servire” il loro debito.

Tutte le banche che hanno sofferto gravemente da perdite su prestiti effettuati in euro probabilmente avrebbero il permesso di fallire ed il loro patrimonio sarebbe venduto. Ma un tale processo è passato di moda in Europa durante questa fase. Con la possibilità di emettere la propria moneta il Governo uscendo potrebbe facilitare le ricapitalizzazioni delle banche stesse senza bisogno di valute estere o di dover prendere in prestito dall'estero.

E' anche importante che il Governo interrompa immediatamente i programmi di austerità. Dal momento che non dovrebbero più dipendere dalla Troika per il loro finanziamento mentre dovrebbero utilizzare il loro spazio di politica fiscale recentemente acquisito per apportare aggiustamenti fiscali anticiclici che cerchino di ridurre la disoccupazione e promuovere la crescita economica. L’Argentina dopo il suo default nel 2001 sarebbe un modello in questo senso e vorremmo incoraggiare i responsabili politici a prendere in considerazione l'impiego di un programma diretto che garantisca posti di lavoro (Jefes), un approccio ai modelli di buffer-stock di lavoro garantito che è stato avviato e ci ha dimostrato di essere di gran lunga superiore alle attuali politiche che utilizzano i buffer-stock di disoccupati come un’ancora del prezzo.

Se la moneta di nuova emissione si indebolisce sostanzialmente, questo può essere temporaneamente doloroso per gli importatori e quelli che fanno affidamento sulle merci importate. Tuttavia, una valuta indebolita garantirà inoltre che l'industria nazionale riceva una spinta importante. Poiché le esportazioni aumentano fortemente nella nuova valuta indebolita, i partner commerciali inizieranno a cercare la moneta al fine di acquistare con questa i prodotti. Questo porterà il valore della moneta a salire e aggiungendo pressioni al suo costo, così che l'indebolimento della moneta dovuta alle importazioni cadrà.

Vorremmo anche incoraggiare tutti i paesi che potrebbero essere determinati verso l'uscita di stampare un comodo rifornimento di nuova moneta in segreto e tenerlo a portata di mano per ogni evenienza. Con quella che è la situazione attuale in Europa l'uscita potrebbe essere una decisione “tirata per i capelli” e, in tali circostanze, è meglio essere preparati piuttosto che essere costretti a prendere azioni ad hoc che potrebbero portare al disastro.

Traduzione a cura di Luca Pezzotta. 


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