Di Warren Mosler [http://moslereconomics.com/about/ n.d.t],
un investment [http://www.breitlingoilan dgas.com/ n.d.t.] manager
e ideatore dei mortgage swap e dell'attuale contratto di swap Eurofutures; e
Philip Pilkington, giornalista e scrittore residente a Dublino, Irlanda.
La zona euro ha sicuramente visto
giorni migliori. Il pasticcio - per parafrasare un dubbio politico irlandese [http://www.independent.ie/opinion/analysis/even-as-berties-boom-got-boomier-the-omens-were-getting-gloomier-26646753.html n.d.t.] -
è solo e sempre più disordinato.
Tutto questo è evitabile, naturalmente, e se le autorità europee decidessero di intervenire e si avesse il back stop [http://www.investopedia.com/terms/b/backstop.asp n.d.t.] della BCE la crisi del debito sovrano di tutta la periferia sarebbe giunta al termine. Ma le autorità europee, per una serie di motivi, non sembrano volerlo fare. E anche se lo facessero ci sarebbe la questione dell'austerità: dovrebbero continuare a forzare ridicoli programmi di austerità “giù per la gola” dei governi periferici?! E se fosse così, allora per quanto tempo?! I documenti trapelati dall'interno della Troika mostrano i programmi di austerità come un misero fallimento, eppure i funzionari europei continuano a considerarli l'unico gioco possibile. Quindi, possiamo concludere solo nel modo che, dato che i funzionari europei sanno come i programmi di austerità non funzionino, li perseguono per ragioni politiche piuttosto che per ragioni economiche.
Tutto questo è evitabile, naturalmente, e se le autorità europee decidessero di intervenire e si avesse il back stop [http://www.investopedia.com/terms/b/backstop.asp n.d.t.] della BCE la crisi del debito sovrano di tutta la periferia sarebbe giunta al termine. Ma le autorità europee, per una serie di motivi, non sembrano volerlo fare. E anche se lo facessero ci sarebbe la questione dell'austerità: dovrebbero continuare a forzare ridicoli programmi di austerità “giù per la gola” dei governi periferici?! E se fosse così, allora per quanto tempo?! I documenti trapelati dall'interno della Troika mostrano i programmi di austerità come un misero fallimento, eppure i funzionari europei continuano a considerarli l'unico gioco possibile. Quindi, possiamo concludere solo nel modo che, dato che i funzionari europei sanno come i programmi di austerità non funzionino, li perseguono per ragioni politiche piuttosto che per ragioni economiche.
Quindi, noi sosteniamo che i
governi periferici dovrebbero avere una strategia di uscita credibile a portata
di mano ed è su questo che “svoltiamo” ora.
Una tale strategia non sarebbe
molto difficile da implementare e consterebbe di due principi fondamentali:
1. Annunciando che il paese sta
lasciando la zona euro, il Governo di quel paese annuncerebbe di provvedere ai
pagamenti - per i dipendenti pubblici, ecc. ecc. - esclusivamente nella nuova valuta. Così il Governo
smetterebbe di usare l'euro come mezzo di pagamento.
2. Il Governo dovrebbe anche annunciare
di accettare i pagamenti [http://it.bing.com/search?q=ac
cept+payments&adlt=strict n.d.t.] delle imposte solo in
questa nuova moneta. Questo farebbe sì che la moneta sia “pregiata” e, almeno
per un po', l’offerta molto più scarsa.
Ecco è più o meno così. Il
governo spende per il suo approvvigionamento ed immette quindi la nuova moneta
nell'economia, mentre la loro nuova politica fiscale assicura che sia ricercata
dagli agenti economici e, quindi, di valore. La spesa pubblica è quindi il
perno attraverso il quale il Governo immette la nuova moneta nell'economia e la
tassazione è lo scarico che garantisce che i cittadini cerchino la nuova
valuta.
L'idea è quella di prendere un
approccio di hand off [approccio dell'investitore nella gestione della
partecipazione, caratterizzato dall'assenza di alcun coinvolgimento nella
gestione dell'impresa n.d.t.]. Se il governo di un dato paese annuncia l'uscita
dalla zona euro e quindi congela i conti bancari e forza la conversione ci
sarebbe il caos. I cittadini del paese correrebbero alle banche per,
disperatamente, cercare di mantenere la maggior quantità possibili di banconote
in Euro contanti per giocare in anticipo sul fatto che sarebbero più preziosi della
nuova moneta.
In base al piano sopra riportato,
tuttavia, i conti bancari dei cittadini sarebbero lasciati a se stessi.
Spetterebbe a loro convertire gli euro nella nuova valuta ad un tasso di cambio
fluttuante stabilito dal mercato. Essi, naturalmente, devono cercare la moneta
ogni volta che devono pagare le tasse e così venderebbero beni e servizi
denominati nella nuova valuta. Questo 'monetizza' l'economia verso la nuova moneta, mentre allo stesso tempo
contribuisce a stabilire il valore di mercato di detta valuta.
Che la nuova valuta debba avere
un tasso di cambio fluttuante è assolutamente fondamentale. Alcuni commentatori
hanno suggerito, in caso di uscita di un paese, una questione di ancoraggio
della nuova moneta all'euro per garantire che questa conservi il suo valore. In
questo scenario la nuova moneta manterrebbe quindi il suo valore nei confronti
dell'euro. Così i prezzi delle importazioni non salirebbero a meno che il Governo
prenda una decisione consapevole di svalutare la moneta.
Questo potrebbe sembrare buono
sulla carta, ma noi sosteniamo che non sarebbe niente di meno che uno scenario 'dalla padella alla brace' mai
applicato nella realtà. Per ancorare la nuova moneta all'euro, la Banca Centrale
dovrebbe detenere adeguate quantità di euro in riserva. Ancorare la nuova
moneta all’euro sarebbe essenzialmente come fare la promessa che si scambierebbero
euro per la nuova moneta su richiesta. E così dovrebbero detenere o, in qualche
modo, mantenere, adeguate riserve di euro per farlo. In questo caso si suppone
che questo significherebbe un accumulo di debito denominato in euro dal Fondo
Monetario Internazionale o qualche cosa di simile.
Tale approccio può causare seri
problemi. I default in Argentina e Russia - nel 2001 e nel 1998,
rispettivamente - e i disastrosi stati a cui le economie maggiori le portavano,
erano dovuti al sistema di cambi fissi che questi paesi hanno scelto di
perseguire. Quello che succede in un tale sistema è che i Governi ben presto
trovano che le fluttuazioni delle condizioni di credito delle loro economie
nazionali si traducono in fluttuazioni della domanda per le loro valute e, dal
momento che non sono titolari di sufficienti riserve di valuta alla quale sono
ancorate, i loro tassi di interesse vanno alle stelle ed il Governo perde la
sua capacità di spendere come meglio ritiene opportuno. Il risultato finale è
che cercano di prendere in prestito la valuta estera di cui hanno bisogno dal
FMI. Questo in genere fornisce solo in un sollievo temporaneo e costringe il
paese in questione ad intraprendere misure di austerità che portano il tasso di
disoccupazione alle stelle, aumentano il deficit attraverso l'aumento dei sussidi
di disoccupazione e indeboliscono le entrate fiscali, mentre l'economia rallenta.
Così le dinamiche della deflazione da debito si rafforzano, il paese esaurisce
le riserve di valuta estera e quindi fa default sulla promessa di convertire, questo
è quindi in genere seguito da un deprezzamento della moneta di circa il 70%. E
così siamo di nuovo al punto di partenza, ma con una economia in forma di gran
lunga peggiore e, potenzialmente, il sangue nelle strade.
Come possiamo vedere,
intraprendendo un ancoraggio ad una valuta straniera si sarebbero messi i paesi
periferici esattamente nella stessa posizione in cui sono attualmente;
rimarrebbero dipendenti dal dover possedere delle riserve di una moneta che non
emettono. Molto meglio che il paese esca, permettendo semplicemente alla
propria moneta di fluttuare nei confronti dell'euro e lasciare che sia il
mercato a stabilire il tasso di cambio. In questo modo il paese avrà un pieno
controllo sovrano sulla propria moneta e senza la minaccia di default.
I prestiti che il governo aveva
preso in euro dovrebbero o essere ignorati o, se assolutamente necessario, rinegoziati
nella nuova valuta. Questo sarebbe considerato un default, ma dal momento che l’uscita completa è fondamentalmente un
default, non vediamo alcuna ragione per cui questo dovrebbe essere considerato
problematico. Allo stesso tempo, i contratti esistenti per i beni e servizi
stipulati dal Governo in questione sarebbero anche ridenominati nella nuova
valuta.
Siamo consapevoli che una tale
mossa porterebbe al fallimento di molti all'interno del paese. Chiunque con un debito
estero privato in euro dovrebbe tentare di riparare il debito o cadere in
bancarotta. Ma mentre questo è un peccato, non interferisce con i livelli
complessivi di occupazione, produzione e consumo interno reale. In queste
circostanze al debitore sarebbe comunque consentito di mantenere il suo saldo esistente
in euro e non gli sarebbe impedito di cercare di accumulare la moneta, in modo
che a lui o lei sarebbero date le giuste opportunità di “servire” il loro
debito.
Tutte le banche che hanno
sofferto gravemente da perdite su prestiti effettuati in euro probabilmente
avrebbero il permesso di fallire ed il loro patrimonio sarebbe venduto. Ma un
tale processo è passato di moda in Europa durante questa fase. Con la possibilità
di emettere la propria moneta il Governo uscendo potrebbe facilitare le
ricapitalizzazioni delle banche stesse senza bisogno di valute estere o di dover
prendere in prestito dall'estero.
E' anche importante che il
Governo interrompa immediatamente i programmi di austerità. Dal momento che non
dovrebbero più dipendere dalla Troika per il loro finanziamento mentre
dovrebbero utilizzare il loro spazio di politica fiscale recentemente acquisito
per apportare aggiustamenti fiscali anticiclici che cerchino di ridurre la
disoccupazione e promuovere la crescita economica. L’Argentina dopo il suo
default nel 2001 sarebbe un modello in questo senso e vorremmo incoraggiare i
responsabili politici a prendere in considerazione l'impiego di un programma
diretto che garantisca posti di lavoro (Jefes), un approccio ai modelli di buffer-stock
di lavoro garantito che è stato avviato e ci ha dimostrato di essere di gran
lunga superiore alle attuali politiche che utilizzano i buffer-stock di
disoccupati come un’ancora del prezzo.
Se la moneta di nuova emissione si
indebolisce sostanzialmente, questo può essere temporaneamente doloroso per gli
importatori e quelli che fanno affidamento sulle merci importate. Tuttavia, una
valuta indebolita garantirà inoltre che l'industria nazionale riceva una spinta
importante. Poiché le esportazioni aumentano fortemente nella nuova valuta
indebolita, i partner commerciali inizieranno a cercare la moneta al fine di
acquistare con questa i prodotti. Questo porterà il valore della moneta a salire
e aggiungendo pressioni al suo costo, così che l'indebolimento della moneta dovuta
alle importazioni cadrà.
Vorremmo anche incoraggiare tutti
i paesi che potrebbero essere determinati verso l'uscita di stampare un comodo
rifornimento di nuova moneta in segreto e tenerlo a portata di mano per ogni
evenienza. Con quella che è la situazione attuale in Europa l'uscita potrebbe
essere una decisione “tirata per i capelli” e, in tali circostanze, è meglio
essere preparati piuttosto che essere costretti a prendere azioni ad hoc che
potrebbero portare al disastro.
Traduzione a cura di Luca Pezzotta.
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