Questo lavoro suggerisce che l'implementazione
di un programma di servizio di pubblico impiego (PSE [Public Service Employment
n.d.t.]) o di lavoro garantito (JG [Job Guarantee n.d.t.]) con i principi della
finanza funzionale può essere progettato per promuovere la sostenibilità
ambientale. Le economie capitaliste non regolamentate, o scarsamente
regolamentate, sono insoddisfacenti, sia a livello macroeconomico (qui concentriamoci
sulla disoccupazione, ma anche sulla stabilità dei prezzi), che a livello di
sostenibilità ambientale. Gli approcci tradizionali, che affrontano sia la
disoccupazione che il degrado ambientale, sono insufficienti per raggiungere la
piena occupazione e la sostenibilità ambientale, e spesso le proposte per
raggiungere uno di questi due obiettivi non concordano con l'altro. Un
programma PSE basato sulla finanza funzionale
può conseguire la piena occupazione; e anche presentare opportunità per
promuovere la sostenibilità ambientale. Un approccio di finanza funzionale per
una riforma fiscale ecologica offre l'opportunità di promuovere sia gli
obiettivi macroeconomici che quelli ambientali. La flessibilità di un sistema
PSE può anche essere utilizzata per promuovere la sostenibilità in un certo
numero di altri modi. I lavoratori PSE possono anche eseguire una serie di
servizi ambientali, tra cui il monitoraggio, la pulizia, il riciclaggio, l'educazione,
e altro ancora.
(Parte II) (Parte III)
(Parte II) (Parte III)
I.
Il capitalismo non regolamentato o mal regolamentato è insoddisfacente
(disoccupazione) sia a livello macro-economico che insostenibile a livello
ambientale.
La storia ci ha mostrato che la
disoccupazione e il degrado ambientale sono caratteristiche normali delle
economie capitaliste. La disoccupazione involontaria può derivare da una
carenza della domanda aggregata, nonché da cambiamenti strutturali e
tecnologici. Keynes (1936) ha dimostrato che il capitalismo, come economia
monetaria di produzione, è di per sé a domanda vincolata. In particolare, il
desiderio del settore privato di risparmi netti, o di avere attività
finanziarie nette, si mostrerà come disoccupazione, a meno che questo desiderio
sia soddisfatto dalle politiche del governo (Mosler, 1997-98, Wray, 1998):
La
disoccupazione è la reale, la prova materiale della discrepanza tra il
desiderio e gli effettivi livelli di risparmi nominali netti, se il livello
desiderato fosse più basso, le persone spenderebbero di più, le vendite
sarebbero maggiori, e le imprese assumerebbero più lavoratori ... [C’]è solo
una soluzione per colmare il divario tra il livello desiderato e livelli
effettivi di risparmi nominali netti: il disavanzo pubblico ... Non c'è altra
fonte per cambiare le quantità totali detenute dal settore privato in attività
finanziarie nette [attività denominate in valuta nazionale] ... Il settore
privato non è in grado di creare attività finanziarie nette. (Forstater, 2000b,
p. 8)
La natura intrinsecamente
vincolata alla domanda delle economie capitaliste, con conseguente disoccupazione
involontaria, può essere indicata come il problema della domanda effettiva.
Le economie capitaliste sono
anche incapaci di mantenere la piena occupazione, anche se potrebbero raggiungerla,
di fronte al continuo cambiamento strutturale e tecnologico. Anche se il problema
della domanda effettiva potrebbe essere rettificato con una politica del
governo, i cambiamenti nei mercati della fornitura di lavoro, capitale, dislocante cambiamento tecnologico, e i cambiamenti nella composizione della
domanda finale impongono spostamenti intersettoriali nei requisiti del lavoro, improbabili
da soddisfare dalle forze di mercato senza generare disoccupazione (Lowe, 1976;
Pasinetti, 1981, 1993). Le rigidità strutturali associate con un alto tasso di
occupazione, sistemi capitalisti ad alta capacità, possono essere indicate come
il problema del cambiamento strutturale.
Il problema della domanda
effettiva ed il problema del cambiamento sono strutturalmente presenti nelle economie
capitaliste contemporanee con la sfida per raggiungere e mantenere la piena occupazione.
In aggiunta, ci sono altre questioni connesse, come la stabilità dei prezzi e della
valuta. Alcune politiche o un insieme di politiche devono essere elaborate e
attuate per poter affrontare questi problemi.
Il degrado ambientale in forma di esaurimento
delle risorse naturali ad un livello insostenibile e l'inquinamento eccessivo
di terra, aria e acqua, sono caratteristiche delle moderne economie capitaliste.
L'umanità deve ora affrontare sfide significative nella forma sia di crisi locali
ecologiche che di problemi ambientali globali, quali la riduzione dell'ozono,
il cambiamento climatico globale, la perdita
di biodiversità, l’erosione del suolo e la deforestazione (si veda Wackernagel e
Rees, 1995; Brown, Renner, e Halweil, 1999, per le rassegne ei riassunti).
In un'economia capitalista, le pressioni
concorrenziali limitano notevolmente la discrezione che le imprese hanno per
quanto riguarda le soluzioni usate, i prodotti realizzabili, ed i metodi di produzione
utilizzabili. Queste devono prendere decisioni sulla base della loro stima
della redditività delle azioni alternative, redditività che richiede la minimizzazione dei costi
dell'impresa. Una società non ha un incentivo diretto di mercato a caricarsi di
costi che sono un onere per terzi o per la società in generale, compresi quelli
che danneggiano l'ambiente. Ad esempio,
una società può scegliere un particolare metodo di produzione che crea
inquinamento sulla base della sua efficienza, anche se impone costi sociali.
"Efficienza" qui significa minimizzazione dei costi privati, e non solo
non garantisce una più ampia definizione di "efficienza sociale", ma
può anche ridurre l'efficienza sociale. Inoltre, come si vedrà di seguito, non sono
solo gli effetti dei comportamenti di una singola impresa isolata, ma anche gli
effetti cumulativi, concentrati, e combinati di molte imprese - spesso
superiore alla somma delle loro parti - che sono fonte di preoccupazione. Le
famiglie, inoltre, possono prendere decisioni relative ai modelli di consumo,
in materia di stili di vita, e l'organizzazione delle famiglie ha delle più
ampie implicazioni sociali ed ambientali. Anche qui, gli effetti aggregati
possono essere soggetti alle forze cumulative. I costi sociali e ambientali
della società di mercato possono essere ulteriormente aggravati da tipi di
sussidi sbagliati e dalle politiche governative che incoraggiano comportamenti
non sostenibili (vedi Roodman, 1996). Un capitalismo non regolamentato o scarsamente regolamentato
non è ecologicamente sostenibile.
Per comprendere le sfide
ambientali ed ecologiche che deve affrontare l'umanità, e le implicazioni
economiche di una risposta adeguata a queste sfide, è necessario di
riconcettualizzare il rapporto tra l'economia e l'ambiente. In economia è stata
a lungo trascurata o non adeguatamente trattata la relazione tra l'economia e
l’ambiente. Se consideriamo questo rapporto, anche a livello di base, possiamo
ricavare quello che potrebbero essere chiamate “alcune condizioni biofisiche
per un'economia sostenibile”. Simili condizioni possono essere trovate nella
letteratura sullo "sviluppo sostenibile" e "economia ecologica"
(vedi, ad esempio, Prato, 2001; Holmberg, et al, 1996;. Callenbach, 1999;
Prugh, et al., 2000).
L'ambiente fornisce all’economia le
risorse naturali che sono utilizzate come materie nei processi di produzione
(la "funzione-sorgente [fonte n.d.t.]" dell'ambiente). I risultati di
questi processi di produzione possono essere sia materie prodotte per
successivi processi produttivi o prodotti finali per il consumo diretto. Eppure
queste materie prodotte e i prodotti finali non sono la totalità della
produzione, ci sono anche residui sottoprodotti di questi processi (rifiuti).
Così come l'economia estrae
risorse naturali dall'ambiente, così scarica pure molti residui, sottoprodotti
o rifiuti, di nuovo nell'ambiente (la "funzione lavello" dell'ambiente).
C’è un rifiuto in ogni fase del processo di produzione economica: rifiuti da estrazione e
raffinazione delle risorse naturali, rifiuti provenienti dai processi di
produzione, rifiuti nella commercializzazione di prodotti, e rifiuti in materia
di consumo.
C'è un interessante rapporto tra
il totale delle risorse naturali utilizzate e il totale dei rifiuti prodotti
dall'economia. Cioè, sono in definitiva equivalenti. Questo è a causa della
prima legge della termodinamica, in cui si afferma che la materia-energia non
può essere né creata né distrutta, ma solo sotto forma di materia-energia può
cambiare (Georgescu-Roegen, 1971). Naturalmente, è più complicato di una
semplice uguaglianza. Le risorse naturali sono congelate sotto forma di beni capitali
durante il processo di ammortamento (e i beni capitali dei periodi precedenti
sono nelle diverse fasi del processo di ammortamento), e vi è pure un elemento
temporale nel consumo di molti prodotti finali. Fondamentalmente, tuttavia,
l'uguaglianza regge.
I rifiuti possono essere
suddivisi in due tipi: quelli riciclabili che possono essere riutilizzati e
quelli non riciclabili. Il fatto che non tutti i rifiuti sono riciclabili o
riutilizzabili è dovuto alla seconda legge della termodinamica, in cui si
afferma che qualsiasi utilizzo di materia-energia diminuisce il totale
disponibile di materia-energia. In altre parole, alcune delle forme in cui la materia-energia
viene trasformata non possono più essere utilizzate. Questo è anche nota come legge
dell'entropia, e in altri termini significa che non tutte le forme in cui la
materia e l’energia sono trasformate sono riciclabili o riutilizzabili. E che i
rifiuti che non vengono riciclati o riutilizzati sono scaricati nell'ambiente.
L'ambiente ha una capacità di assimilazione,
che è la capacità dell’ambiente di trasformare i rifiuti in forme non
pericolose (o addirittura benefiche). Questa capacità di assimilazione, però,
non è infinita. Rifiuti di un certo tipo non solo non possono essere assimilati,
ma possono danneggiare o addirittura distruggere la capacità di assimilazione
stessa.
Non è semplicemente il livello omogeneo
di rifiuti rispetto alla capacità assimilativa che deve essere considerato, ma
inoltre quali tipi di rifiuti sono emessi. Alcuni tipi di rifiuti non sono
assimilabili in nessuna quantità, e ad un certo livello possono causare vari
effetti negativi, tra cui danni alla capacità
assimilativa stessa. Inoltre, si deve riconoscere che non è sufficiente
guardare semplicemente ciascun tipo di rifiuti e la quantità emessa isolatamente
di questi, ma anche agli effetti sinergici.
Le combinazioni di forme diverse
di rifiuti hanno effetti che sono più dannosi della semplice somma dei prodotti
di scarto delle componenti prese indipendentemente l'uno dall'altro. Un caso
classico è il biossido di zolfo e l’ossido di azoto da cui derivano le precipitazioni
acide (pioggia acida, nebbia, e neve). Quindi non è solo la quantità e la qualità
dei rifiuti, ma anche la combinazione dei loro effetti.
Si deve anche riconoscere che non
sono semplicemente le qualità e le quantità di rifiuti a livello globale che
sono cruciali, ma anche le considerazioni spaziali riguardanti la
concentrazione locale di rifiuti. E non si tratta semplicemente del fatto che
la capacità di assimilazione disintossica e degrada i rifiuti istantaneamente,
o anche entro un certo periodo di tempo determinato. Esistono degli effetti
cumulativi che devono essere affrontati. Quindi nel valutare la capacità nella
possibilità di assimilazione quando si ha a che fare con rifiuti industriali e
di altro tipo, effetti combinati, effetti di concentrazione, e effetti di cumulo
tutti insieme, bisogno essere attenti nelle considerazioni.
Inoltre, non vi è nulla che
garantisca che tutti i rifiuti che possono essere riciclati o riutilizzati
vengano riciclati o riutilizzati. Tutti
i rifiuti, riciclabili o non, che vengono scaricati nell'ambiente, possono
avere un impatto sulla capacità di assimilazione. Pertanto, se si considerano
le quantità e le qualità dei rifiuti in confronto con la capacità di
assimilazione, solo quelli residuali possono essere esentati, come se fossero
stati effettivamente riciclati.
La porzione di rifiuti che sia
effettivamente riciclata o riutilizzata ha un impatto positivo sui nostri stock di risorse naturali, nel senso che il
riciclaggio e il riutilizzo diminuiscono la quantità di nuove risorse che
dobbiamo utilizzare. Non possiamo, tuttavia, rappresentare un feedback positivo
dei materiali riciclati sugli stock delle risorse naturali fino a quando non si
tiene conto del fatto che anche il riciclaggio è un processo entropico. Ci
vogliono energia e materia per riciclare i rifiuti, in tal modo dei rifiuti
sono emessi anche nel processo di riciclo. Anche se è necessario riciclare, ci
dobbiamo rendere conto della perdita di materia e di energia disponibili, derivanti
dal riciclaggio stesso. Quindi, se si vuole indicare il ritorno positivo del
riciclo sullo stock delle risorse naturali, dobbiamo considerare anche i
rifiuti prodotti da riciclo.
Anche le risorse naturali possono
essere suddivise in due tipi: quelle che sono rinnovabili solo all'interno di
un arco di tempo “geologico” e quindi per i fini umani devono essere
considerate risorse esauribili o non rinnovabili; e quelle che sono rinnovabili
nell'ambito di un intervallo di tempo “umano”. Nel caso di risorse esauribili,
in quanto lo stock totale è fisso, il rendimento o “tasso di rinnovamento” è
uguale a zero. Pertanto, ogni utilizzo di tali risorse riduce la quantità delle
stesse che abbiamo a nostra disposizione per un uso futuro. Quindi, se il tasso
di utilizzazione supera il tasso di rinnovamento (ad esempio, è positivo), il
totale delle risorse esauribili è in calo e si può ridurre a zero.
Nel caso delle energie
rinnovabili, che hanno un rendimento o un tasso di rinnovamento positivo, ci
sono due scenari alternativi. Se il tasso di utilizzo è inferiore o uguale al
tasso di rinnovamento, l'importo totale di tali risorse può essere mantenuto o
addirittura aumentato. Ma se il tasso di utilizzazione supera quello di rendimento,
la quantità totale che abbiamo a disposizione può diminuire e scendere fino a
zero.
In realtà è un po' più complicato
di così, perché non vi è una distinzione tra stock di fonti rinnovabili, come
gli alberi, e i flussi di energie rinnovabili, come l'energia solare, il vento,
o “l’idra”, a volte chiamate risorse perpetue. Come fonte, i flussi rinnovabili
sono limitati dalla velocità del flusso e dalla nostra capacità tecnologica di
catturare il flusso per uso umano. Nel caso di stock rinnovabili, la resa non è
costante e può anche diventare negativa. Questo perché, per gli stock di
rinnovabili, il rendimento è correlato al livello di stock.
Oltre un certo livello di stock
critico, la capacità di carico degli habitat sarà raggiunta e la resa diventerà
negativo. Inoltre, se il livello di stock delle energie rinnovabili scende sotto
un certo punto critico, la rinnovabilità della risorsa può essere danneggiata e
la resa diventare negativa. Ma a livello degli stock, tra il livello minimo e quello
massimo, il rendimento sarà positivo, anche se non in modo costante. Poiché il
rendimento non è costante, c'è un qualche livello di stock, associato con
quello, che viene chiamato “rendimento massimo sostenibile”.
Ovviamente, a questo livello di
stock il tasso di utilizzo può essere massimizzato senza ridurre la quantità di
questa risorsa disponibile per un uso futuro. Questo risultato, tuttavia, richiede
una ipotesi ceteris paribus [a parità di condizioni n.d.t.] per quanto riguarda
tutti gli altri fattori significativi nell’ecosistema. In altre parole, ignora
il problema fondamentale dell’interazione delle risorse (vedi Semmler e
Sieveking, 1992).
Naturalmente, le popolazioni
umane possono anche superare la capacità di carico dell’ambiente, a livello locale
o globale. Questa è una domanda complessa e comporta una attenzione particolare
per alcune questioni, tra cui i bisogni
umani fondamentali e la tecnologia. Anche gli esseri umani hanno una limitata
capacità fisica di assorbire tossine. Pertanto, la questione della popolazione,
così come la salute umana, devono essere prese in considerazione.
Ci sono anche i rapporti tra la
capacità di assimilazione e risorse rinnovabili che devono essere presi in
considerazione. Per esempio, se il tasso di utilizzazione delle risorse
rinnovabili è superiore alla loro resa, non solo la quantità totale disponibile
per uso futuro diminuirà, potenzialmente
anche fino a zero e questo può avere
pure effetti secondari sulla la capacità di assimilazione dell'ambiente. Le foreste pluviali servono come un buon esempio qui.
Se si vogliono utilizzare gli alberi più velocemente di quanto si rinnovano,
non solo ce ne saranno meno a nostra disposizione, ma la capacità della foresta
pluviale di svolgere la sua funzione di
assimilazione trasformando l'anidride carbonica in ossigeno verrà danneggiata.
Questo per non parlare degli
altri effetti di estinzione di piante e animali. Anche astraendo dalle nostre
considerazioni etiche del valore intrinseco delle altre specie e forme di vita,
ciò comporta l'eliminazione di grandi opportunità per il genere umano e la
riduzione di preziose diversità genetiche
(comprese potenziali medicine, ecc. ecc.). Il nesso causale può anche
andare nella direzione opposta: e la distruzione della capacità di assimilazione
ha implicazioni per le risorse rinnovabili. Se i rifiuti non sono assimilati,
la vita delle piante, ad esempio, può essere danneggiata.
Infine, la capacità limitata
della funzione specifica assimilativa di assorbimento del calore della Terra
definisce il livello e la composizione dell’attività economica possibile senza
alterazione della temperatura della terra. Ciò è dovuto al riscaldamento
globale. Cerchiamo di riassumere brevemente le nostre condizioni biofisiche per
un'economia sostenibile:
1) In primo
luogo, il livello e la composizione dei rifiuti nel tempo e nello spazio deve
essere tale che tutti i rifiuti possono essere trasformati in innocui (o addirittura
benefici), così che la capacità di assimilazione dell'ambiente sia conservata per
svolgere la sua funzione nel futuro, a livello locale e globale. Un corollario
di questo è che tutti i rifiuti riciclabili o riutilizzabili devono essere
effettivamente riciclati e riutilizzati, a meno che l’utilizzo di un
particolare processo di riciclo consumi più
risorse di quanto non ne salvi, o ci sia qualche problema qualitativo per
quanto riguarda lo scambio. Così, per il mantenimento della funzione sink (funzione
lavello n.d.t.) dell’ecosfera, W ≤ A, dove W è un vettore delle quantità di
rifiuti distinti qualitativamente e geograficamente (a livello locale e
globale), mentre A è un vettore di capacità di assimilazioni distinte
qualitativamente e geograficamente (a livello locale e a livello mondiale).
2) In
secondo luogo, per le risorse rinnovabili il tasso di utilizzazione deve essere
minore o pari al tasso di rinnovamento, e per le energie rinnovabili gli stock
e il livello degli stock devono essere mantenuti tra il livello minimo e quello
massimo. A seconda delle circostanze particolari il livello delle scorte ed il
tasso di utilizzazione devono corrispondere alla massima resa sostenibile.
Così, il mantenimento della funzione di fonte dell’ecosfera per gli stock di
risorse rinnovabili è Usr ≤ Ysr, dove U è il tasso di utilizzo o di raccolta, Y
è il rendimento o il tasso di rinnovamento, e la radice sr indica gli stock di
risorse rinnovabili. Tuttavia, questa seconda condizione può essere modificata
in funzione del problema delle risorse non rinnovabili, di cui ci occuperemo
ora.
3) Anche se
queste prime due condizioni sono soddisfatte abbiamo ancora a che fare con il
fatto che la resa degli esauribili è pari a zero, in modo che qualsiasi uso di
queste risorse ne riduce l’importo che abbiamo a nostra disposizione per un uso
futuro, e si può ridurre a zero. Così, la terza condizione è che ci deve essere
una trasformazione della struttura tecnologica di produzione da fonte a base-esauribile,
verso una tecnologia a base-risorse rinnovabili. Alcune modifiche della
condizione degli stock di energie rinnovabili alla luce dell’inevitabile
esaurimento delle fonti non rinnovabili, in modo che Usr + Unr ≤ Ysr, dove la
radice nr indica le risorse naturali non rinnovabili o esauribili. Qui il
totale nell’utilizzo sia delle risorse rinnovabili che non rinnovabili deve
essere minore o uguale alla resa delle energie rinnovabili, in modo che come lo
stock di fonti non rinnovabili diminuisce, l'utilizzazione delle energie
rinnovabili può di conseguenza aumentare. Ma non possiamo sopravvalutare la
probabilità di una trasformazione delle tecnologie su base rinnovabile per il
prossimo futuro. Molta attenzione deve essere posta alle strategie per
influenzare la produttività di tutte le risorse, sia non rinnovabili che rinnovabili.
4) L'innovazione tecnologica con il risultato di
un aumento della produttività e dell'efficienza di tutte le risorse è
necessaria. Ricerca e sviluppo, concentrandosi sulle energie rinnovabili,
completeranno la terza condizione riguardante la trasformazione della
efficienza tecnologica nella struttura della produzione, ma un aumento
nell’efficienza e nella produttività degli
esauribili è pure un imperativo. Questo include un aumento dei tassi di
rigenerazione, un miglioramento delle tecniche di estrazione, un maggiore abbattimento
dell'inquinamento, il miglioramento per una maggiore capacità di assimilazione,
e la “coltivazione” degli stock di risorse rinnovabili (vedi Lawn, 2001). E
ancora: la massimizzazione del riciclo è d'obbligo (anche riutilizzare,
ridurre, e riparare - suona come un mantra, ma è davvero comune buon senso, e
giustificato da prove scientifiche).
5) Il
livello e la composizione delle attività deve essere tale da evitare effetti
termici deleteri, e la biodiversità deve essere preservata. La riabilitazione e
la conservazione dell’ecosistema costituirà una base importante per un sistema
sostenibile e praticabile.
Queste condizioni sono quelle che
devono essere soddisfatte per preservare la base ecologica dell’attività
economica, ma non sono in alcun modo sufficienti a garantire il
“vettovagliamento” necessario. È facile
immaginare la possibilità di soddisfare queste condizioni senza soddisfare le
condizioni specificamente economiche di un'economia sostenibile. Per esempio,
potremmo essere in grado di soddisfare le condizioni biofisiche per uno
sviluppo economico sostenibile cessando ogni attività produttiva, ma, allora,
non saremmo in condizioni soddisfacenti per la riproduzione materiale della
vita umana. Il dilemma nasce dalla necessità di soddisfare entrambe le
condizioni economiche ed ecologiche per la sostenibilità del sistema.
Inoltre, le condizioni biofisiche
non possono essere semplicemente aggiunte alle condizioni economiche di redditività del sistema. Le condizioni
biofisiche stesse modificano e influenzano le condizioni economiche, attraverso
la limitazione e modellazione di tutto lo spettro delle possibili scelte di
organizzazione della produzione e della distribuzione.
L'impatto reciproco delle
condizioni ambientali ed economiche può inoltre influenzare il grado di
flessibilità relativa a come la vitalità del sistema deve essere raggiunta. Per
esempio, nel soddisfare le condizioni necessarie per l'approvvigionamento dei materiali,
la tecnologia, la struttura di produzione e le distribuzione, la scala e la
concentrazione di produttività e le unità consumate, e così via, si deve essere
“conformi” alle nostre condizioni biofisiche. Allo stesso modo, i mezzi con cui
la base ecologica dell'economia è conservata devono essere compatibili con il
materiale di approvvigionamento.
C'è un senso in cui le condizioni
economiche impostano dei minimi nel sistema, mentre le condizioni ecologiche
impostano dei massimi: dobbiamo produrre abbastanza per sopravvivere senza distruggere
la terra e noi stessi. Questo è appena sufficiente, tuttavia, un primo principio.
Oltre alle quantità minime di prodotti per soddisfare le esigenze di
approvvigionamento, vi è anche la composizione di tali prodotti ed il mezzo con
cui sono prodotti, che sono vincolati dalle condizioni ecologiche. Pertanto,
considerando le condizioni ecologiche ed economiche di redditività del sistema si
restringono i confini delle possibili alternative in modi diversi, non solo si
definiscono i limiti superiore e inferiore in senso quantitativo, ma anche si
limita l'elasticità della composizione della produzione ed il grado di
flessibilità nella scelta dei metodi di produzione nel sistema.
Continua ...
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