martedì 16 luglio 2013

Finanza funzionale e “ratio” del debito – parte V – Scott Fullwiler.



Questa serie in cinque parti esaminerà a lungo (attenzione!) e in dettaglio (altro avvertimento – avviso ai secchioni!) la prospettiva della MMT sul rapporto debito/PIL e la sostenibilità fiscale. Mentre l'approccio suggerisce una combinazione di politiche macroeconomiche e di strategie, per le politiche fiscali e monetarie, che la maggior parte degli economisti neoclassici credono siano attualmente  insostenibili, in ultima analisi, la preferenza della MMT per un ruolo significativo della politica fiscale nella stabilizzazione macroeconomica si è dimostrata essere coerente anche con le tradizionali vedute neoclassiche sulla sostenibilità fiscale.

Questa quinta parte finale (!) applica la finanza funzionale alle proiezioni del CBO [Congressional Budget Office n.d.t.] del governo nella prospettiva di lungo periodo e poi conclude con le osservazioni per l’intera serie.

Finanza funzionale, ratio del debito e proiezioni del CBO.

Infine, cerchiamo di applicare questo approccio di finanza funzionale al mix di politiche fiscali/monetarie per l'attuale dibattito su diritti futuri e le recenti proiezioni del CBO. Come mostrato nella Tabella 5 presa dalle proiezioni, proprio del CBO, ritenute più probabili, il rapporto debito/PIL è destinato a salire al 199% entro il 2037 come risultato dell’aumento del deficit totale di bilancio al 17,2% del PIL e disavanzi primari che sono del 7,7% del PIL. I disavanzi primari derivano in gran parte dal presupposto che la spesa autorizzata (Social Security, Medicare, Medicaid) aumenta del 6,2% del PIL. Come risultato dei disavanzi primari, il rapporto di servizio del debito sale dall'attuale 1,4% del PIL al 9,5% del PIL.


Tabella 5 – Scenario fiscale esteso.

[In tabelle ci sono gli aumenti delle spese autorizzate come descritte dall’autore al 2012, 2022, 2037, (nel riquadro superiore) con il loro totale. Appena sotto abbiamo gli interessi netti sempre alle stesse date (debt service ratio – nel riquadro intermedio), sommate alle spese. Le entrate ed il deficit, al netto ed al lordo degli interessi (riquadro inferiore). Infine il debito pubblico, sempre negli anni presi come riferimento, n.d.t.]




  
Dal punto di vista neoclassico, questo è un tipico esempio di politica fiscale non-ricardiana, il che spiega perché gli economisti neoclassici sono così preoccupati. Indipendentemente dal fatto che siano falchi del deficit o colombe deficit, loro la vedono principalmente allo stesso modo, come la maggior parte delle colombe del deficit sono semplicemente falchi del deficit che non hanno così tanta fretta. In ogni caso, la catena non-ricardiana della causalità è qui all'opera – una politica fiscale esogena spinge disavanzi primari troppo in alto ed il servizio del debito sale poi di conseguenza; il CBO non nostra il timore di tanti molto prima che questo accada, cioè il fatto che l'aumento del rapporto debito/PIL incoraggerà i  bond vigilantes a spingere il servizio del debito ancora più in alto molto prima di 2037. Naturalmente, il CBO non proietta le stime dell’inflazione che potrebbe derivare da questo risultato. Stranamente il CBO, per queste stime, assume che l'economia sarà in piena occupazione e con un'inflazione stabile, che gli permette di progettare questo deficit come percentuale del PIL e così via.

Un approccio di finanza funzionale, d'altra parte, richiederebbe al CBO di fornire, invece, le stime degli impatti sull'inflazione che ne deriverebbero. Ovviamente, uno dovrebbe pensare che questi risultati potrebbero essere inflazionistici, ma in quel caso il servizio del debito non salirebbe come percentuale del PIL perché il PIL nominale aumenta semplicemente con il servizio del debito. Oppure, assente l’inflazione, uno dovrebbe allora supporre di presumere un default, forse ancora una volta a causa dei bond vigilantes (la migliore confutazione di questo è qui, anche se sono sempre stato parziale su questo). In ogni caso, senza una stima significativa della crescita nell’economia dell'inflazione, non è chiaro, almeno in teoria, quale sarebbe stato il risultato macroeconomico. L'unica menzione è la breve discussione del CBO sui pericoli del deficit ampiamente descritta in termini di aumento dei tassi di interesse, che è inapplicabile dato che gli interessi sul debito nazionale sono una variabile di politica monetaria.

Dal punto di vista della finanza funzionale le analisi del CBO sono un chiaro caso di quello che ho chiamato una politica monetaria insostenibile, in quanto presuppone una crescita del PIL reale del 2,2%, mentre il tasso medio di interesse reale sul debito nazionale sarà del 2,7%, tutto in presenza di grandi disavanzi primari. Cioè, se le proiezioni di spesa non per interessi del CBO rispetto ai ricavi sono rivelate esatte, allora perché l’inflazione auto-descritta come obiettivo della banca centrale consente ai tassi di interesse sul debito pubblico di rimanere al di sopra della crescita del PIL e creare così un aumento dell'inflazione attraverso sconfinati aumenti di servizio del debito?

Si potrebbe suggerire, come nella regola di finanza funzionale di Godley e Lavoie, che qualche combinazione di spesa pubblica e di aggiustamenti fiscali si verificano in genere per ridurre l'avanzo primario in maniera sufficiente da evitare un rapporto debito/PIL crescente, indipendentemente dal tasso di interesse. Questo dimostra come la finanza funzionale - mentre è un approccio alternativo di  politica fiscale per favorire la stabilizzazione ed anche relativa ad un approccio di "finanza sana" - è semplicemente un “angolo” di visuale diverso su ciò che gli economisti stanno già invitando, i fautori della politica fiscale, a fare, quando si tratta di sostenibilità fiscale. La differenza è che l'attenzione è rivolta a perseguire un equilibrio di bilancio "neutro", che prevede il pieno utilizzo della capacità, senza l'aumento dell'inflazione, non tagli di bilancio di per sé o per paura dei bond vigilantes.

Questo è il motivo per cui le stime degli impatti inflazionistici delle proiezioni dei disavanzi primari in tabella 5 sono così importanti - sfoceranno in un ulteriore 2% di inflazione? 5%? 10%? 20%? 100%? L’approccio metodologico del CBO di fatto non fornisce alcuna informazione su quanta diminuzione del  disavanzo primario – in caso - sia necessaria in proiezione futura, in quanto non ci sono proiezioni del risparmio netto desiderato del settore privato al pieno utilizzo della capacità rispetto ai disavanzi previsti per gli stessi anni con alcune indicazioni su come questi influenzeranno le variabili macroeconomiche.

Oltre questo, anche all'interno del paradigma neoclassico focalizzarsi sul taglio di bilancio è fuori luogo, come molti hanno già fatto notare. Dato che le proiezioni del CBO per la spesa privata sanitaria aumenteranno in media ad un ritmo che è del 1,6% più veloce della crescita del PIL - che da sole stanno guidando la crescita della spesa stimata per Medicare e Medicaid - a parte l'ovvia insostenibilità di questa ipotesi, il CBO trascura in qualche modo di sottolineare che questo sarà la bancarotta di gran parte del settore privato, molto prima che le proiezioni dei disavanzi pubblici temuti diventino reali. Ed  in quel caso, un maggiore deficit pubblico sarà necessario per raggiungere un saldo di bilancio "neutrale". Valori di stock-flusso coerenti contano, purtroppo per il CBO. Come risultato, il taglio di programmi sanitari governativi, ovviamente, non risolve il problema della sanità visto che quella privata è meno conveniente per i poveri, gli anziani, ed in questo caso anche per la classe media; questi rendono tutto peggio (di nuovo, ovviamente).

Una volta che si è capito questo, come un numero crescente di persone ora fa, l'unica soluzione possibile è quella di ridurre la crescita dei costi sanitari per i privati​​. Inoltre, altri, come il Center forEconomic Policy Research (CEPR) [Centro di ricerca politiche economiche n.d.t.], hanno dimostrato che modeste riduzioni della spesa totale per la sanità come percentuale del PIL, per portare gli Stati Uniti in linea con le nazioni che spendono gli importi più elevati come percentuale del loro PIL (come la Francia e l'Australia) eliminano interamente gli aumenti dei disavanzi primari previsti dal CBO, il servizio del debito pubblico ed il rapporto debito/PIL. La figura 11 - dal link CEPR come sopra - mostra come sarebbero le proiezioni del CBO sul rapporto debito/PIL se la spesa sanitaria totale negli Stati Uniti, come percentuale del PIL, fosse stata in linea con quella di altri paesi. In breve, gli Stati Uniti hanno una crisi della sanità privata - che non è ancora risolta, purtroppo, qualunque possa essere la vostra visione dell’Obamacare - non una crisi imminente di diritto o una crisi imminente del debito pubblico.

Figura 11 – proiezioni della debt ratio del CBO (in rosso) contro previsioni del CBO con una riduzione delle spese sanitarie degli Stati Uniti in percentuale del PIL uguale ad altri paesi (calcoli del CEPR). Debito pubblico detenuto dal Governo

[ACA è l’Affordable Care Act è anche comunemente chiamato Obamacare, ed è stato posto in essere per aumentare la copertura sanitaria - superiore negli USA rispetto agli altri Stati - ma ridurre, invece, la spesa sanitaria a carico sia dei privati che del governo con meccanismi all'uopo predisposti. Naturalmente gli andamenti riportati non sono quelli delle nazioni menzionate, bensì quelli degli USA se spendessero per i servizi sanitari la stessa parte di PIL dei paesi menzionati. n.d.t.]


Conclusioni.
Alla fine, che cosa abbiamo imparato da tutto questo?

In primo luogo, la misura appropriata del debito pubblico per discutere di sostenibilità fiscale è il debito detenuto dagli investitori privati. Allo stato attuale, il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti è un modestissimo 60% del PIL.

In secondo luogo, l'aumento del rapporto tra il debito/PIL ed il servizio del debito ad un livello tradizionalmente ritenuto insostenibile sono guidati dal presupposto che i tassi di interesse sono superiori alla crescita del PIL.

In terzo luogo, i tassi di interesse sul debito pubblico, per un governo che emette la sua valuta in regime di cambi flessibili, sono una variabile politica, consistente con un interesse sul debito nazionale che ha una media inferiore alla crescita del PIL nel post Seconda guerra mondiale, a parte il periodo 1979-2000 in cui i responsabili della politica monetaria avevano di mira tassi di interesse più elevati.

Quarto, la prospettiva neoclassica sul mix di politiche macroeconomiche è probabilmente sia inapplicabile che insostenibile; ci sono buoni motivi per avere una politica monetaria di tassi di interesse costantemente bassi accoppiata con una politica fiscale trainata dalla finanza funzionale, e questi due insieme possono essere perfettamente coerenti con la sostenibilità fiscale, la piena utilizzazione della capacità e bassa inflazione. Per lo meno, la politica monetaria dovrebbe rappresentare una strategia di politica fiscale di finanza funzionale opportunamente progettata nella sua funzione di reazione.

Quinto, le proiezioni del debito a lungo termine del CBO assumono una politica fiscale non ricardiana combinata con una banca centrale che determina i tassi di interesse sul debito nazionale al di sopra della crescita del PIL; questi presupposti imperfetti e anche inapplicabili di un  insostenibile mix di politiche macroeconomiche sono la fonte delle proiezioni di crescita illimitata nel servizio del debito e del rapporto debito/PIL che spaventa tanti . Ma - come sempre più economisti stanno riconoscendo -  gli Stati Uniti hanno una crisi della sanità privata, non una crisi del debito nazionale. Invece si spaventano le persone con gli studi che sono fallaci nei risultati in conseguenza a ipotesi errate e metodologia; il CBO e gli altri dovrebbero concentrare la loro attenzione sulle possibili soluzioni al crescente costo della sanità privata e sulla stima degli impatti macroeconomici di specifici piani di spesa previsti o di bilanci proposti (che richiederebbe al CBO di allocare le risorse per intraprendere il compito altamente utile di sviluppare un modello macroeconomico dettagliato, empiricamente basato su un modello macroeconomico che incorpori i desideri di risparmio netto privato, l'utilizzo della capacità, la forza lavoro, l'inflazione, e così via).

Con la collaborazione di Giacomo Bracci della associazione Economia Per I Cittadini.



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