Fonte: http://neweconomicperspectives.org/2013/01/functional-finance-and-the-debt-ratio-part-v.ht
ml
Questa serie in cinque parti
esaminerà a lungo (attenzione!) e in dettaglio (altro avvertimento – avviso ai
secchioni!) la prospettiva della MMT sul rapporto debito/PIL e la sostenibilità
fiscale. Mentre l'approccio suggerisce una combinazione di politiche
macroeconomiche e di strategie, per le politiche fiscali e monetarie, che la
maggior parte degli economisti neoclassici credono siano attualmente insostenibili, in ultima analisi, la
preferenza della MMT per un ruolo significativo della politica fiscale nella
stabilizzazione macroeconomica si è dimostrata essere coerente anche con le
tradizionali vedute neoclassiche sulla sostenibilità fiscale.
Questa quinta parte finale (!)
applica la finanza funzionale alle proiezioni del CBO [Congressional Budget
Office n.d.t.] del governo nella prospettiva di lungo periodo e poi conclude
con le osservazioni per l’intera serie.
Finanza
funzionale, ratio del debito e proiezioni del CBO.
Infine, cerchiamo di applicare
questo approccio di finanza funzionale al mix di politiche fiscali/monetarie
per l'attuale dibattito su diritti futuri e le recenti proiezioni del CBO. Come
mostrato nella Tabella 5 presa dalle proiezioni, proprio
del CBO, ritenute più probabili, il rapporto debito/PIL è destinato a salire al
199% entro il 2037 come risultato dell’aumento del deficit totale di bilancio al
17,2% del PIL e disavanzi primari che sono del 7,7% del PIL. I disavanzi
primari derivano in gran parte dal presupposto che la spesa autorizzata (Social
Security, Medicare, Medicaid) aumenta del 6,2% del PIL. Come risultato dei
disavanzi primari, il rapporto di servizio del debito sale dall'attuale 1,4%
del PIL al 9,5% del PIL.
Tabella 5 – Scenario fiscale
esteso.
[In tabelle ci sono gli aumenti
delle spese autorizzate come descritte dall’autore al 2012, 2022, 2037, (nel
riquadro superiore) con il loro totale. Appena sotto abbiamo gli interessi
netti sempre alle stesse date (debt service ratio – nel riquadro intermedio),
sommate alle spese. Le entrate ed il deficit, al netto ed al lordo degli
interessi (riquadro inferiore). Infine il debito pubblico, sempre negli anni
presi come riferimento, n.d.t.]
Dal punto di vista neoclassico,
questo è un tipico esempio di politica fiscale non-ricardiana, il che spiega
perché gli economisti neoclassici sono così preoccupati. Indipendentemente dal
fatto che siano falchi del deficit o colombe deficit, loro la vedono principalmente allo stesso modo, come la maggior parte delle colombe del deficit
sono semplicemente falchi del deficit che non hanno così tanta fretta. In ogni
caso, la catena non-ricardiana della causalità è qui all'opera – una politica
fiscale esogena spinge disavanzi primari troppo in alto ed il servizio del
debito sale poi di conseguenza; il CBO non nostra il timore di tanti molto
prima che questo accada, cioè il fatto che l'aumento del rapporto debito/PIL incoraggerà i bond vigilantes a spingere il servizio del
debito ancora più in alto molto prima di 2037. Naturalmente, il CBO non
proietta le stime dell’inflazione che potrebbe derivare da questo risultato.
Stranamente il CBO, per queste stime, assume che l'economia sarà in piena
occupazione e con un'inflazione stabile, che gli permette di progettare questo deficit come percentuale del PIL e così via.
Un approccio di finanza
funzionale, d'altra parte, richiederebbe al CBO di fornire, invece, le stime
degli impatti sull'inflazione che ne deriverebbero. Ovviamente, uno dovrebbe
pensare che questi risultati potrebbero essere inflazionistici, ma in quel caso
il servizio del debito non salirebbe come percentuale del PIL perché il PIL
nominale aumenta semplicemente con il servizio del debito. Oppure, assente
l’inflazione, uno dovrebbe allora supporre di presumere un default, forse
ancora una volta a causa dei bond vigilantes (la migliore confutazione di
questo è qui, anche
se sono sempre stato parziale su questo). In ogni caso, senza una
stima significativa della crescita nell’economia dell'inflazione, non è chiaro,
almeno in teoria, quale sarebbe stato il risultato macroeconomico. L'unica
menzione è la breve discussione del CBO sui pericoli del deficit ampiamente
descritta in termini di aumento dei tassi di interesse, che è inapplicabile
dato che gli interessi sul debito nazionale sono una variabile di politica
monetaria.
Dal punto di vista della finanza
funzionale le analisi del CBO sono un chiaro caso di quello che ho chiamato una
politica monetaria insostenibile, in quanto presuppone una crescita del PIL
reale del 2,2%, mentre il tasso medio di interesse reale sul debito nazionale
sarà del 2,7%, tutto in presenza di grandi disavanzi primari. Cioè, se le
proiezioni di spesa non per interessi del CBO rispetto ai ricavi sono rivelate
esatte, allora perché l’inflazione auto-descritta come obiettivo della banca
centrale consente ai tassi di interesse sul debito pubblico di rimanere al di
sopra della crescita del PIL e creare così un aumento dell'inflazione
attraverso sconfinati aumenti di servizio del debito?
Si potrebbe suggerire, come nella
regola di finanza funzionale di Godley e Lavoie, che qualche combinazione di
spesa pubblica e di aggiustamenti fiscali si verificano in genere per ridurre
l'avanzo primario in maniera sufficiente da evitare un rapporto debito/PIL
crescente, indipendentemente dal tasso di interesse. Questo dimostra come la finanza
funzionale - mentre è un approccio alternativo di politica fiscale per favorire la
stabilizzazione ed anche relativa ad un approccio di "finanza sana" -
è semplicemente un “angolo” di visuale diverso su ciò che gli economisti stanno
già invitando, i fautori della politica fiscale, a fare, quando si tratta di
sostenibilità fiscale. La differenza è che l'attenzione è rivolta a perseguire
un equilibrio di bilancio "neutro", che prevede il pieno utilizzo
della capacità, senza l'aumento dell'inflazione, non tagli di bilancio di per
sé o per paura dei bond vigilantes.
Questo è il motivo per cui le
stime degli impatti inflazionistici delle proiezioni dei disavanzi primari in
tabella 5 sono così importanti - sfoceranno in un ulteriore 2% di inflazione?
5%? 10%? 20%? 100%? L’approccio metodologico del CBO di fatto non fornisce
alcuna informazione su quanta diminuzione del
disavanzo primario – in caso - sia necessaria in proiezione futura, in
quanto non ci sono proiezioni del risparmio netto desiderato del settore
privato al pieno utilizzo della capacità rispetto ai disavanzi previsti per gli
stessi anni con alcune indicazioni su come questi influenzeranno le variabili
macroeconomiche.
Oltre questo, anche all'interno
del paradigma neoclassico focalizzarsi sul taglio di bilancio è fuori luogo,
come molti hanno già fatto notare. Dato che le proiezioni del CBO per la spesa
privata sanitaria aumenteranno in media ad un ritmo che è del 1,6% più veloce
della crescita del PIL - che da sole stanno guidando la crescita della spesa
stimata per Medicare e Medicaid - a parte l'ovvia insostenibilità di questa
ipotesi, il CBO trascura in qualche modo di sottolineare che questo sarà la bancarotta
di gran parte del settore privato, molto prima che le proiezioni dei disavanzi
pubblici temuti diventino reali. Ed in
quel caso, un maggiore deficit pubblico sarà necessario per raggiungere un
saldo di bilancio "neutrale". Valori di stock-flusso coerenti contano,
purtroppo per il CBO. Come risultato, il taglio di programmi sanitari governativi,
ovviamente, non risolve il problema della sanità visto che quella privata è meno
conveniente per i poveri, gli anziani, ed in questo caso anche per la classe
media; questi rendono tutto peggio (di nuovo, ovviamente).
Una volta che si è capito questo,
come un numero crescente di persone ora fa, l'unica soluzione possibile è
quella di ridurre la crescita dei costi sanitari per i privati. Inoltre, altri, come il Center forEconomic Policy Research (CEPR) [Centro di ricerca politiche
economiche n.d.t.], hanno dimostrato che modeste riduzioni della spesa totale
per la sanità come percentuale del PIL, per portare gli Stati Uniti in linea
con le nazioni che spendono gli importi più elevati come percentuale del
loro PIL (come la Francia e l'Australia) eliminano interamente gli aumenti dei
disavanzi primari previsti dal CBO, il servizio del debito pubblico ed il
rapporto debito/PIL. La figura 11 - dal link CEPR come sopra - mostra come sarebbero
le proiezioni del CBO sul rapporto debito/PIL se la spesa sanitaria totale
negli Stati Uniti, come percentuale del PIL, fosse stata in linea con quella di
altri paesi. In breve, gli Stati Uniti hanno una crisi della sanità privata - che
non è ancora risolta, purtroppo, qualunque possa essere la vostra visione dell’Obamacare
- non una crisi imminente di diritto o una crisi imminente del debito pubblico.
Figura 11 – proiezioni della debt
ratio del CBO (in rosso) contro previsioni del CBO con una riduzione delle
spese sanitarie degli Stati Uniti in percentuale del PIL uguale ad altri paesi
(calcoli del CEPR). Debito pubblico detenuto dal Governo
[ACA è l’Affordable Care Act è
anche comunemente chiamato Obamacare, ed è stato posto in essere per aumentare la copertura sanitaria - superiore negli USA rispetto agli altri Stati - ma ridurre, invece, la spesa sanitaria a carico sia dei privati che del governo con meccanismi all'uopo predisposti. Naturalmente gli andamenti riportati non
sono quelli delle nazioni menzionate, bensì quelli degli USA se spendessero per
i servizi sanitari la stessa parte di PIL dei paesi menzionati. n.d.t.]
Conclusioni.
Alla fine, che cosa abbiamo
imparato da tutto questo?
In primo luogo, la misura
appropriata del debito pubblico per discutere di sostenibilità fiscale è il
debito detenuto dagli investitori privati. Allo stato attuale, il rapporto
debito/PIL degli Stati Uniti è un modestissimo 60% del PIL.
In secondo luogo, l'aumento del
rapporto tra il debito/PIL ed il servizio del debito ad un livello tradizionalmente
ritenuto insostenibile sono guidati dal presupposto che i tassi di interesse
sono superiori alla crescita del PIL.
In terzo luogo, i tassi di
interesse sul debito pubblico, per un governo che emette la sua valuta in
regime di cambi flessibili, sono una variabile politica, consistente con un
interesse sul debito nazionale che ha una media inferiore alla crescita del PIL
nel post Seconda guerra mondiale, a parte il periodo 1979-2000 in cui i
responsabili della politica monetaria avevano di mira tassi di interesse più
elevati.
Quarto, la prospettiva
neoclassica sul mix di politiche macroeconomiche è probabilmente sia
inapplicabile che insostenibile; ci sono buoni motivi per avere una politica
monetaria di tassi di interesse costantemente bassi accoppiata con una politica
fiscale trainata dalla finanza funzionale, e questi due insieme possono essere
perfettamente coerenti con la sostenibilità fiscale, la piena utilizzazione
della capacità e bassa inflazione. Per lo meno, la politica monetaria dovrebbe
rappresentare una strategia di politica fiscale di finanza funzionale opportunamente
progettata nella sua funzione di reazione.
Quinto, le proiezioni del debito
a lungo termine del CBO assumono una politica fiscale non ricardiana combinata
con una banca centrale che determina i tassi di interesse sul debito nazionale
al di sopra della crescita del PIL; questi presupposti imperfetti e anche
inapplicabili di un insostenibile mix di
politiche macroeconomiche sono la fonte delle proiezioni di crescita illimitata
nel servizio del debito e del rapporto debito/PIL che spaventa tanti . Ma - come
sempre più economisti stanno riconoscendo - gli Stati Uniti hanno una crisi della sanità
privata, non una crisi del debito nazionale. Invece si spaventano le persone
con gli studi che sono fallaci nei risultati in conseguenza a ipotesi errate e
metodologia; il CBO e gli altri dovrebbero concentrare la loro attenzione sulle
possibili soluzioni al crescente costo della sanità privata e sulla stima degli
impatti macroeconomici di specifici piani di spesa previsti o di bilanci
proposti (che richiederebbe al CBO di allocare le risorse per intraprendere il
compito altamente utile di sviluppare un modello macroeconomico dettagliato,
empiricamente basato su un modello macroeconomico che incorpori i desideri di
risparmio netto privato, l'utilizzo della capacità, la forza lavoro,
l'inflazione, e così via).
Con la collaborazione di Giacomo Bracci della associazione Economia Per I Cittadini.
Con la collaborazione di Giacomo Bracci della associazione Economia Per I Cittadini.
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