Fonte: http://www.economonitor.com/lrwray/2013/07/25/wall-streets-rent-seeking-vampires-kill-innovation/
Qui c’è un bel pezzo della mia
amica Lynn Parramore su Alternet, che riassume una recente conferenza tenutasi
a Rio: “Come la grande finanza schiaccia l’innovazione e frena la nostra
economia”.
Questa la conclusione, che è molto
in linea con il mio post di Lunedì: “il settore finanziario statunitense non
serve più il settore produttivo - infatti, lo può uccidere”. Di seguito, la
sintesi di Lynn, di uno dei principali lavori presentati alla conferenza di
Rio:
William
Lazonick, un esperto di storia del business nella società americana, fa notare
che gli Stati Uniti hanno goduto, nel corso della loro storia, di un'economia
estremamente produttiva. Abbiamo ancora importanti asset produttivi, ma ora
stiamo togliendo i soldi dalla nostra economia produttiva, invece di investirceli.
Il passaggio è avvenuto nel tempo, ma i meccanismi di estrazione sono diventati
pericolosamente efficienti. Un settore finanziario gigante e una classe ricca stanno
succhiando soldi, come vampiri, dal settore produttivo, in cui vengono creati i
beni, le tecnologie ed i servizi che vogliamo.
Sì, i vampiri cercatori di
rendita stanno togliendo reddito che potrebbe andare a finanziare le innovazioni.
Peggio ancora, Wall Street dirige l'attività economica a vantaggio
del togliere risorse piuttosto che a favore della produzione - così noi non usiamo nemmeno la
capacità produttiva e le innovazioni che già abbiamo. Invece, Wall Street
compra e smantella la capacità produttiva. Oppure, come Goldman Sachs, accumulano risorse scarse e le lasciano nei
magazzini. Seppelliscono famiglie e imprese sotto montagne di debiti in modo
che non possano permettersi di acquistare i beni e servizi che vengono prodotti.
Come ricorderete, l'ultima volta
che Wall Street ha fatto l'intero stesso spettacolo è stato negli anni ‘20. Non
ha funzionato così bene - istituzioni finanziarie come Goldman Sachs hanno
sepolto l'economia sotto montagne di debiti e creato truffe finanziarie che hanno
“succhiato” i risparmi di una vita nel Great Crash [Grande Disastro n.d.t.] del
1929. Suona familiare?! Sì, ancora un déjà vu - leggete “The Great Crash” di
John Kenneth Galbraith e tutti gli imbrogli finanziari vi suoneranno
stranamente familiari, perché quelli degli anni 2000 rispecchiano perfettamente
l'episodio precedente. In effetti, non c'è nemmeno bisogno di cambiare i nomi
dei colpevoli - Galbraith ha intitolato uno dei capitoli dopo che Goldman
Sachs, come banca d'investimento, aveva svolto un ruolo fondamentale nel
distruggere l'economia. E Goldman lo sta facendo di nuovo e continuerà a farlo
fino all’eutanasia dell’azienda.
Tuttavia ciò che questa volta è
diverso, è la risposta politica. L'ultima volta, il New Deal ha messo un paletto
nel cuore di Wall Street con la riforma finanziaria che ha completamente
separato le banche commerciali dalle banche di investimento, ha ridimensionato
la finanza ed ha vietato alle istituzioni finanziarie la proprietà diretta
della reale capacità produttiva della nostra nazione. In effetti, il settore
immobiliare era stato "de-finanziarizzato" per le successive due
generazioni. Ed ha funzionato. L'economia è cresciuta rapidamente, il debito è
rimasto basso, ed il settore finanziario è stato represso.
Ecco il punto. La naturale
tendenza del capitalismo moderno è di far dominare la finanza. Per una serie di
motivi, i mercati finanziari sono facili da manipolare. Vendono prodotti
effimeri che sono difficili da valutare. L’uso giudizioso di una contabilità
favorevole rende facile produrre profitti a breve termine e grandi ricompense
per il management. Una rapida crescita è relativamente facile da raggiungere -
a differenza, per esempio, del manifatturiero dove bisogna costruire
l’impianto, fabbricare i prodotti e venderli. In ambito finanziario i costi
marginali sono bassi, e si sono ulteriormente abbassati, con la diffusione dei
potenti computer. Le informazioni privilegiate sono facili da sfruttare e
difficili da scoprire.
Pratiche finanziarie di successo si
diffondono rapidamente. Non possono essere contrastate, perché coloro che si
rifiutano di imitare le società finanziarie più redditizie sono sconfitti nei
mercati azionari. I tentacoli della finanza si diffondono alle imprese
"industriali" attraverso due strade. In primo luogo attraverso il
finanziamento delle acquisizioni, con il leveraged buy-out [LBO
n.d.t.] del quale Michael Milken come "vacche da mungere" è un ottimo
esempio. Questo incoraggia un aumento delle ragioni di leveraggio difensivo. In
secondo luogo attraverso la "diversificazione" del portafoglio di una
società industriale che includa così le attività finanziarie, anche con l'uso dei
contanti della società come centro di profitto. Presto, non ci sarà alcuna
reale differenza tra una società finanziaria come Citigroup e di una società
industriale come General Electric - entrambe saranno aziende fortemente
indebitate e si baseranno su interessi netti, commissioni e plusvalenze, per
gran parte dei loro ricavi.
Come Lynn l’ha messa:
Pensateci:
che prodotto di GE avete recentemente acquistato che ha migliorato la vostra
vita? Nell'era della finanziarizzazione, le grandi aziende come GE hanno
rivolto la loro attenzione a fare rapidi profitti a Wall Street invece che
prodotti “favolosi”. Negli anni ‘80, per esempio, la GE di Jack Welch ha
rapidamente ampliato l'attività dell'azienda nel rilascio di carte di credito,
mutui ipotecari e altre attività finanziarie. Non sarebbe passato molto tempo
prima che le operazioni finanziarie rappresentassero quasi la metà del profitto
della società.
L'unica barriera efficace è la
regolamentazione governativa e la vigilanza per vincolare la portata della finanza. Il problema è che le agenzie di
regolamentazione hanno gradualmente ma inesorabilmente rimosse tutte le
restrizioni. Negli anni ‘30 l'argomento è stato che avevamo bisogno di
mantenere la finanza fuori dall'economia "reale" perché la proprietà
diretta delle imprese produttive era troppo rischiosa - quando l'economia era
in recessione, le imprese fallivano e portavano con loro le banche. Negli ultimi 30 anni, come le autorità di
regolamentazione hanno valutato le proposte della finanza per aumentare la sua
penetrazione nel settore "reale", la considerazione principale fu che
il rischio per il settore finanziario stesso fosse finito. Di caso in caso, la
finanza ha vinto argomentando che essendo più pesantemente coinvolta nel
settore "reale", poteva guadagnare informazioni che avrebbero fatto le
sue attività finanziarie meno rischiose.
Dal punto di vista nominale,
questo è spesso vero. Se ho intenzione di negoziare futures finanziari, per
esempio, materie prime, maggiori sono le informazioni che possono ottenere su
mercati delle materie prime, tanto meglio è. Se io so, per esempio, che le
scorte di rame sono in crescita, sono in grado di avere proiezioni migliori per
i movimenti di prezzo a breve termine. Ancora più importante, usano le
informazioni dall'interno per manipolare il mercato, per approfittare dei
clienti e anche per frodarli. Dal momento che la frode è sempre il gioco più
redditizio in città, le dinamiche della legge di Gresham garantiscono che
"la frode sia ripagata" e che i truffatori dominino.
C'è una soluzione? Beh, mi piace
il paletto nel cuore, o l'eutanasia di Keynes. Ecco le
raccomandazioni di Bill Lazonick:
·
Capire
che i mercati non creano valore, ma che lo fanno le organizzazioni che
investono in capacità produttive, come le imprese, i governi e le famiglie.
·
Divieto
di “re-purchase” delle azioni da parte delle società degli Stati Uniti, in modo
che le risorse finanziarie aziendali possano essere incanalate verso
l'innovazione e la creazione di posti di lavoro, invece che sprecate ai fini di
aumentare i prezzi delle azioni delle società.
·
Rendetevi
conto che il valore ideologico dell’azionista è distruttivo e ci porterà a
rimanere in ritardo rispetto ad altri paesi che non lo sottoscrivono.
·
Regolare il
contratto di lavoro al fine di garantire che i lavoratori che contribuiscono al
processo di innovazione arrivino a condividere i guadagni da innovazione.
·
Creare
programmi di lavoro che fanno uso e migliorano le capacità produttive dei
lavoratori istruiti e con esperienza, il cui capitale umano altrimenti si
deteriorerebbe per mancanza di altro collocamento competente.
·
Muoversi
verso un sistema fiscale che incanali il denaro fatto con i guadagni da
innovazione verso agenzie governative
che lo possano investire nella base di conoscenza pubblica necessaria per il
prossimo ciclo di innovazione.
Vi consiglio di dare un'occhiata
al pezzo di Lynn e seguire anche la ricerca che è stata presentata alla
conferenza di Rio: "Istituzioni finanziarie per l'innovazione e lo sviluppo",
promossa dall'Iniziativa Fondazione Ford sulla riforma Finanziaria Globale,
l'Istituto Multidisciplinare per lo Sviluppo e le Strategie (MINDS) e la Banca
di sviluppo brasiliana (BNDES), in cui gli economisti hanno discusso di
innovazione e di come i mercati finanziari, le imprese e lo Stato,
interagiscono ed investono nel processo di creazione e produzione di cose
utili.
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