martedì 6 agosto 2013

I vampiri di Wall Street in cerca di rendita uccidono l'innovazione – Randall Wray.



Qui c’è un bel pezzo della mia amica Lynn Parramore su Alternet, che riassume una recente conferenza tenutasi a Rio: “Come la grande finanza schiaccia l’innovazione e frena la nostra economia”.

Questa la conclusione, che è molto in linea con il mio post di Lunedì: “il settore finanziario statunitense non serve più il settore produttivo - infatti, lo può uccidere”. Di seguito, la sintesi di Lynn, di uno dei principali lavori presentati alla conferenza di Rio:

William Lazonick, un esperto di storia del business nella società americana, fa notare che gli Stati Uniti hanno goduto, nel corso della loro storia, di un'economia estremamente produttiva. Abbiamo ancora importanti asset produttivi, ma ora stiamo togliendo i soldi dalla nostra economia produttiva, invece di investirceli. Il passaggio è avvenuto nel tempo, ma i meccanismi di estrazione sono diventati pericolosamente efficienti. Un settore finanziario gigante e una classe ricca stanno succhiando soldi, come vampiri, dal settore produttivo, in cui vengono creati i beni, le tecnologie ed i servizi che vogliamo.

Sì, i vampiri cercatori di rendita stanno togliendo reddito che potrebbe andare a finanziare le innovazioni. Peggio ancora, Wall Street dirige l'attività economica a vantaggio del togliere risorse piuttosto che a favore della produzione - così noi non usiamo nemmeno la capacità produttiva e le innovazioni che già abbiamo. Invece, Wall Street compra e smantella la capacità produttiva. Oppure, come Goldman Sachs,  accumulano risorse scarse e le lasciano nei magazzini. Seppelliscono famiglie e imprese sotto montagne di debiti in modo che non possano permettersi di acquistare i beni e servizi che vengono prodotti.

Come ricorderete, l'ultima volta che Wall Street ha fatto l'intero stesso spettacolo è stato negli anni ‘20. Non ha funzionato così bene - istituzioni finanziarie come Goldman Sachs hanno sepolto l'economia sotto montagne di debiti e creato truffe finanziarie che hanno “succhiato” i risparmi di una vita nel Great Crash [Grande Disastro n.d.t.] del 1929. Suona familiare?! Sì, ancora un déjà vu - leggete “The Great Crash” di John Kenneth Galbraith e tutti gli imbrogli finanziari vi suoneranno stranamente familiari, perché quelli degli anni 2000 rispecchiano perfettamente l'episodio precedente. In effetti, non c'è nemmeno bisogno di cambiare i nomi dei colpevoli - Galbraith ha intitolato uno dei capitoli dopo che Goldman Sachs, come banca d'investimento, aveva svolto un ruolo fondamentale nel distruggere l'economia. E Goldman lo sta facendo di nuovo e continuerà a farlo fino all’eutanasia dell’azienda.

Tuttavia ciò che questa volta è diverso, è la risposta politica. L'ultima volta, il New Deal ha messo un paletto nel cuore di Wall Street con la riforma finanziaria che ha completamente separato le banche commerciali dalle banche di investimento, ha ridimensionato la finanza ed ha vietato alle istituzioni finanziarie la proprietà diretta della reale capacità produttiva della nostra nazione. In effetti, il settore immobiliare era stato "de-finanziarizzato" per le successive due generazioni. Ed ha funzionato. L'economia è cresciuta rapidamente, il debito è rimasto basso, ed il settore finanziario è stato represso.

Ecco il punto. La naturale tendenza del capitalismo moderno è di far dominare la finanza. Per una serie di motivi, i mercati finanziari sono facili da manipolare. Vendono prodotti effimeri che sono difficili da valutare. L’uso giudizioso di una contabilità favorevole rende facile produrre profitti a breve termine e grandi ricompense per il management. Una rapida crescita è relativamente facile da raggiungere - a differenza, per esempio, del manifatturiero dove bisogna costruire l’impianto, fabbricare i prodotti e venderli. In ambito finanziario i costi marginali sono bassi, e si sono ulteriormente abbassati, con la diffusione dei potenti computer. Le informazioni privilegiate sono facili da sfruttare e difficili da scoprire.

Pratiche finanziarie di successo si diffondono rapidamente. Non possono essere contrastate, perché coloro che si rifiutano di imitare le società finanziarie più redditizie sono sconfitti nei mercati azionari. I tentacoli della finanza si diffondono alle imprese "industriali" attraverso due strade. In primo luogo attraverso il finanziamento delle acquisizioni, con il leveraged buy-out [LBO n.d.t.] del quale Michael Milken come "vacche da mungere" è un ottimo esempio. Questo incoraggia un aumento delle ragioni di leveraggio difensivo. In secondo luogo attraverso la "diversificazione" del portafoglio di una società industriale che includa così le attività finanziarie, anche con l'uso dei contanti della società come centro di profitto. Presto, non ci sarà alcuna reale differenza tra una società finanziaria come Citigroup e di una società industriale come General Electric - entrambe saranno aziende fortemente indebitate e si baseranno su interessi netti, commissioni e plusvalenze, per gran parte dei loro ricavi.

Come Lynn l’ha messa:

Pensateci: che prodotto di GE avete recentemente acquistato che ha migliorato la vostra vita? Nell'era della finanziarizzazione, le grandi aziende come GE hanno rivolto la loro attenzione a fare rapidi profitti a Wall Street invece che prodotti “favolosi”. Negli anni ‘80, per esempio, la GE di Jack Welch ha rapidamente ampliato l'attività dell'azienda nel rilascio di carte di credito, mutui ipotecari e altre attività finanziarie. Non sarebbe passato molto tempo prima che le operazioni finanziarie rappresentassero quasi la metà del profitto della società.

L'unica barriera efficace è la regolamentazione governativa e la vigilanza per vincolare la portata della  finanza. Il problema è che le agenzie di regolamentazione hanno gradualmente ma inesorabilmente rimosse tutte le restrizioni. Negli anni ‘30 l'argomento è stato che avevamo bisogno di mantenere la finanza fuori dall'economia "reale" perché la proprietà diretta delle imprese produttive era troppo rischiosa - quando l'economia era in recessione, le imprese fallivano e portavano con loro le banche.  Negli ultimi 30 anni, come le autorità di regolamentazione hanno valutato le proposte della finanza per aumentare la sua penetrazione nel settore "reale", la considerazione principale fu che il rischio per il settore finanziario stesso fosse finito. Di caso in caso, la finanza ha vinto argomentando che essendo più pesantemente coinvolta nel settore "reale", poteva guadagnare informazioni che avrebbero fatto le sue attività finanziarie meno rischiose.

Dal punto di vista nominale, questo è spesso vero. Se ho intenzione di negoziare futures finanziari, per esempio, materie prime, maggiori sono le informazioni che possono ottenere su mercati delle materie prime, tanto meglio è. Se io so, per esempio, che le scorte di rame sono in crescita, sono in grado di avere proiezioni migliori per i movimenti di prezzo a breve termine. Ancora più importante, usano le informazioni dall'interno per manipolare il mercato, per approfittare dei clienti e anche per frodarli. Dal momento che la frode è sempre il gioco più redditizio in città, le dinamiche della legge di Gresham garantiscono che "la frode sia ripagata" e che i truffatori dominino.

C'è una soluzione? Beh, mi piace il paletto nel cuore, o l'eutanasia di Keynes. Ecco le raccomandazioni di Bill Lazonick:

·         Capire che i mercati non creano valore, ma che lo fanno le organizzazioni che investono in capacità produttive, come le imprese, i governi e le famiglie.
·         Divieto di “re-purchase” delle azioni da parte delle società degli Stati Uniti, in modo che le risorse finanziarie aziendali possano essere incanalate verso l'innovazione e la creazione di posti di lavoro, invece che sprecate ai fini di aumentare i prezzi delle azioni delle società.
·         Rendetevi conto che il valore ideologico dell’azionista è distruttivo e ci porterà a rimanere in ritardo rispetto ad altri paesi che non lo sottoscrivono.
·         Regolare il contratto di lavoro al fine di garantire che i lavoratori che contribuiscono al processo di innovazione arrivino a condividere i guadagni da innovazione.
·         Creare programmi di lavoro che fanno uso e migliorano le capacità produttive dei lavoratori istruiti e con esperienza, il cui capitale umano altrimenti si deteriorerebbe per mancanza di altro collocamento competente.
·         Muoversi verso un sistema fiscale che incanali il denaro fatto con i guadagni da innovazione verso  agenzie governative che lo possano investire nella base di conoscenza pubblica necessaria per il prossimo ciclo di innovazione.

Vi consiglio di dare un'occhiata al pezzo di Lynn e seguire anche la ricerca che è stata presentata alla conferenza di Rio: "Istituzioni finanziarie per l'innovazione e lo sviluppo", promossa dall'Iniziativa Fondazione Ford sulla riforma Finanziaria Globale, l'Istituto Multidisciplinare per lo Sviluppo e le Strategie (MINDS) e la Banca di sviluppo brasiliana (BNDES), in cui gli economisti hanno discusso di innovazione e di come i mercati finanziari, le imprese e lo Stato, interagiscono ed investono nel processo di creazione e produzione di cose utili.

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